Come nacque la Lancia Flaminia GT Touring Superleggera


Come in molti altri casi di vetture Touring Superleggera, anche la storia della Flaminia GT è arricchita da un aneddoto sul suo concepimento e la sua nascita. L’ho sentito raccontare da mio padre in svariate occasioni ed oggi mi rammarico di non aver avuto l’idea di trascrivere letteralmente o di registrare la sua storia. Alla metà degli anni ’50 la proprietà della Lancia era passata nelle mani del Gruppo Pesenti, in particolare del Dott. Carlo Pesenti e la vettura che segnò il nuovo corso e che dette nuove soddisfazioni fu la Flaminia.

Le linee della berlina di serie e del Coupé derivavano direttamente da quelle del coupé Florida di Pininfarina e Pesenti volle quasi subito affiancarle da una versione GT (a cui seguì quasi subito la Convertibile) dalle linee snelle, agili totalmente fuori dagli schemi delle due sorelle maggiori, da destinare ad una clientela giovane, sportiva, da boom economico che l’Italia stava vivendo in quella seconda metà degli anni 50.

Mio padre raccontava che ai primi di agosto del 1958, quando tutte le fabbriche d’Italia e di Milano avevano appena chiuso per le ferie estive, ricevette una convocazione del Dott. Pesenti, che gli propose di realizzare lo studio della nuova vettura: ma voleva approvare il figurino ed il preventivo nell’arco di due settimane. Mio padre, raccolte le idee saltò in macchina ed andò a trovare il suo figurinista di allora, Federico Formenti che si trovava già in ferie sulla riviera Adriatica, a Cesenatico o Milano Marittima.

Sulla spiaggia e sotto l’ombrellone, intanto che la famiglia di Formenti si godevano il mare, riuscirono a sviluppare tutta una serie di idee nuove e a realizzare alcune bozze preliminari. Tornato a Milano mio padre discusse con Pesenti le idee e i dettagli da sviluppare. Doveva essere un coupé molto tirato, un due posti (più due solo in funzione della omologazione, dove il più due era poco più che una panchetta rigida – solo più avanti con la versione L, divenne un vero 2+2), con la linea del padiglione, delle due code posteriori e del baule molto tese verso il basso.

La capacità del baule pur volutamente limitata, permetteva tuttavia l’alloggiamento di due comode valige e di un “beauty-case” (delle quali ho ricuperato una valigia e il beauty-case), e la ruota di scorta sotto il piano del bagagliaio. Questa sistemazione, che non si immagina dall’esterno, ha tuttavia sacrificato la capacità del serbatoio della benzina, limitata a 50 litri. Sopratutto con la successiva versione 3C e l’adozione del triplo carburatore doppio corpo, dati i consumi, tale capacità era decisamente limitata.

Un dettaglio caratterizante furono i doppi fari di prua, inseriti nel passaruota anteriore con un motivo triangolare che si raccorda con la fiancata liscia e si ritrova nelle code posteriori dove sono inseriti i caratteristici ed inconfondibili gruppi ottici posteriori, disegnati in modo che si possono invertire ds/sin, con un risparmio di attrezzature.

Dopo la presentazione dei primi schizzi, mio padre fece ancora un paio di volte la spola con la Riviera Romagnola, ma alla fine di Agosto il figurino definitivo e i disegni principali vennero approvati. La definizione del prototipo e la realizzazione delle attrezzature fu rapidissima ed alla fine di aprile del 1959 fu montata la prima scocca. Ai primi del’60 le scocche finite della Flaminia GT cominciarono ad essere consegnate alla Lancia al ritmo di dieci/quindici alla settimana e quasi subito dopo venne presentata la versione Convertibile (era infatti uno spider o cabriolet dotabile di hard-top a richiesta).

Giovanni Bianchi Anderloni