Verso l’inizio del nuovo millennio un gruppo di allora giovani appassionati di Lancia storiche (i più anziani avevano allora intorno ai quarant’anni) si ritrovavano a discutere su un forum tematico (www.viva-lancia.com, ancora oggi attivo) e prendevano corpo le intenzioni di fare qualcosa di nuovo insieme.
La loro passione era un po’ differente da quella che, forse più “pura”, vedeva soprattutto anziani appassionati di Lancia “veramente” d’epoca: avevamo vetture ben più recenti, tra le nostre auto le più anziane erano per lo più le Flavia e le Fulvia ma non mancavano, per esempio, le Beta in tutte le proprie declinazioni. Allora si trattava di auto davvero recenti.
Formare un club nuovo sembrava un’iniziativa gravosa un po’ per tutti, ci trovavamo quasi tutti in una fase molto attiva della nostra vita familiare e professionale, che si districava tra figli piccoli e intensi impegni lavorativi. Pierluigi propose un’idea che si rivelò vincente: formare una sezione di un club di cui lui ed alcuni altri erano soci, il Classic Club Italia.
Fu così che un sabato di gennaio del 2003 si ritrovarono nella bellissima villa di Gabriele, in Veneto, dieci appassionati. In ordine alfabetico, Filiberto Angeloro, Corrado Caruso, Francesco Chichi, Andrea Coviello, Filippo Pelillo, Gabriele Piovene, Alessandro Ricetto, Claudio Saccomandi, Dante Tagliabue e Pierluigi Tomasi.
A quest’ultimo fu affidata, all’unanimità, la guida di questo gruppo e quella mattina venne alla luce il Lancia Classic Team, che fu festeggiato da tutti in una graziosa trattoria locale.
Io, ricordo, al tempo arrivai con un’Alfa Romeo, una 166 che mi era stata assegnata come auto aziendale pochi mesi prima, e mi sentii un po’ in imbarazzo alla guida di un’auto che rappresentava il marchio antagonista per eccellenza a quello Lancia!
Sono, e lo dico sinceramente, molto orgoglioso di aver fatto parte sin dall’inizio di questo sodalizio che aveva davvero un spirito nuovo, dove il valore di mercato delle auto non era importante e quel che contava erano i nostri ricordi di bambini mai del tutto cresciuti sulle auto che amavamo quando eravamo piccoli e la voglia di passare del tempo insieme con semplicità e allegria.
La mia personale esperienza era, come quella di molti altri di noi, proprio così: dopo aver cercato per anni una Flavia berlina come quella sulla quale papà mi portava a spasso e sulla quale imparai a guidare, ne trovai una e la rimisi in perfetto ordine; ordine nel quale ancora oggi, dopo anni e anni, si trova. Ma questo non valeva solo per me: corrispondeva più o meno all’esperienza di tutti noi; le Beta per Dante, le Gamma per Filippo o Pierluigi, ma così un po’ per tutti.
Iniziò un triennio ricco di incontri e bellissimi raduni, dal primo sulle Prealpi Bellunesi organizzato dal coordinatore Pierluigi, a quello di Ravenna (organizzato da Claudio) sino a quello in Valmalenco (organizzato da Maurizio Aleotti, che divenne il coordinatore del secondo triennio).
Dopo una decina d’anni il LCT ancora resiste, e non di tutti i gruppi si può dire la stessa cosa.
Da tempo una serie di vicende personali mi hanno allontanato dalla partecipazione attiva alla vita sociale, ma rimane sempre un vivo ricordo di quei primi anni e, soprattutto, una forte condivisione di quello spirito iniziale che ancora è presente in questo gruppo.
Corrado Caruso